Bombardamento Usa al confine col Pakistan:
muoiono tre civili
Washington. Era un uomo alto. Alto come Osama Bin Laden. I servizi segreti americani gli hanno lanciato un missile da un aereo senza pilota. Ora annunciano di avere ucciso qualcuno, ma non sanno chi. Pensano che sia uno dei capi della rete terrorista Al Qaeda. La prova: attorno a lui c'era un gruppo di subordinati, che lo trattavano con deferenza. George Bush è in cerca di vittorie da annunciare a un paese turbato dallo scandalo Enron, e i suoi collaboratori hanno il dito sul grilletto. Il segretario di stato Colin Powell ha annunciato al congresso che il presidente vuole “un cambiamento di regime in Irak”. E’ il riferimento più esplicito alla possibilità di una guerra imminente che sia stato fatto da quando Bush ha inventato l’asse del male. Il vicepresidente Dick Cheney visiterà la prossima settimana 11 paesi del medio oriente, tra cui tutti i vicini dell’Irak. La Casa Bianca ha escluso che si tratti di una missione di pace tra Israele e palestinesi. Probabilmente sarà una missione di guerra.
Il missile destinato a Osama è stato fatto partire martedì con un telecomando da un ricognitore “Predator” sul villaggio di Zawar Khili, a una trentina di chilometri dalla città afgana di Khost. Un gruppo di uomini era riunito in un cortile quando è caduto il fulmine a ciel sereno. “Il personaggio più importante ha avuto un incontro ravvicinato del tipo peggiore con un missile Hellfire”, ha annunciato trionfante a Washington un alto funzionario del governo. Hellfire significa fuoco dell’inferno e per un po' gli americani hanno sperato di aver mandato all’inferno Osama Bin Laden in persona. Hanno tenuto segreta la notizia fino a quando non sono arrivati rapporti più precisi dall’Afghanistan. Il contenuto però non era quello che speravano. “Due uomini sono morti sul posto – hanno raccontato gli abitanti del villaggio – e un terzo all’ospedale. I loro nomi sono Munir Ahmad, Jehangir Khan e Daraz Khan. Brave persone, niente a che fare con i terroristi”.
Nello stesso momento Frank Spicka, il direttore americano della sezione dell’Interpol contro il terrorismo, confermava in una intervista al Financial Times che Osama Bin Laden è sfuggito alla caccia. Nessuno ha la più pallida idea di dove sia. Chissà perché i servizi segreti americani si sono illusi di riconoscerlo nell’uomo di Zawar Khili, che ha pagato con la vita l’alta statura. I funzionari della Casa Bianca tuttavia insistono. Se il morto non è Osama, può essere un altro ricercato. “Diversi capi di Al Qaeda sono alti – ha detto uno dei cacciatori di terroristi – tra cui Ayman al Zawahri, il vice di Osama”. Si sa, perché egli stesso lo ha raccontato al Washington Post, che il presidente George Bush tiene nel cassetto le figurine di Al Qaeda, come i ragazzi americani raccolgono quelle dei giocatori di baseball. Quando uno dei suoi nemici viene ucciso Bush traccia con la matita una croce sulla figurina. Finora, però, si è tolto questa soddisfazione una volta sola. Anzi, due, ma poi ha dovuto cancellare con la gomma i segni della matita, perché la notizia della morte si era rivelata prematura.
La guerra è guerra. Qualche volta anche gli americani aprono il fuoco per sbaglio, e in questo caso tante scuse ai morti. Il ministro della difesa Donald Rumsfeld ha ammesso che l’incursione notturna del 23 gennaio in Afghanistan presentata come un grande successo è stata un colossale errore. I 27 arrestati sono stati rimessi in libertà. I 19 morti sono stati riabilitati, ma soltanto in parte. “La situazione è complicata – ha detto Rumsfeld – ma quello che conta è che essi avevano sparato per primi”. Altri testimoni, interpellati dall’Associated Press, hanno dato una versione dei fatti molti diversa. Le truppe americane hanno fatto irruzione di notte in una scuola islamica e la maggior parte dei 19 presunti nemici sono stati uccisi nel sonno.
L’Afghanistan delude Bush. Forse è tempo di voltare pagina. Al congresso, il segretario di stato Colin Powell ha lasciato capire che una nuova tempesta sta per abbattersi sull’Irak. Ha ammesso che secondo i servizi segreti americani Saddam Hussein non ha alcuna possibilità di procurarsi armi nucleari. “Tuttavia – ha aggiunto – rimaniamo fortemente convinti della necessità di un cambiamento di regime in Irak. Il presidente Bush sta esaminando la gamma di possibilità più gravi che si possa immaginare”. “Questo cambiamento di regime – ha proseguito Powell – è qualcosa che forse gli Stati Uniti dovranno fare da soli. Come lo faremo? Non vorrei entrare nei particolari. Il presidente esamina una gamma completa di possibilità”. Forse sarà la guerra. O forse no. Per ora, è sicuro soltanto che George Bush vuole far sapere a tutto il mondo che parlava sul serio, quando ha minacciato di passare all’azione contro quello che egli chiama l’asse del male. Nessuno deve permettersi di dubitare della sua risolutezza, almeno fino a quando non avrà ottenuto dal congresso i miliardi di dollari chiesti per i militari. Poi si vedrà.

Bruno Marolo
l'Unità 07.02.2002